Questa
pianta, voluta da |
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Benché la pianta abbia chiari intenti celebrativi, tuttavia resta un insostituibile documento della forma urbana tardomedievale torinese, il primo a raffigurare la città in modo sufficientemente rigoroso. È un vero peccato che la veduta, immaginata come se fosse presa dalla collina (dunque guardando verso ovest), sia stata realizzata quando i Francesi avevano già raso al suolo i borghi extraurbani (nel 1536), ricchi di edifici, chiese e altre strutture rilevanti (forse anche l’anfiteatro romano). Peraltro quella che il Carracha ci propone è l’immagine di una città oggi in buona parte perduta, dal tessuto ancora fortemente medievale, con strade irregolari nelle quali si ravvisa però il primitivo tracciato romano, circondata da una cortina muraria anch’essa in buona parte ancora romana, benché sia evidente come le torri della cinta (e tratti della cinta stessa) abbiano subìto nel tempo qualche modifica. È riconoscibile il fossato che circonda la città e si notano ancora tre dei quattro bastioni costruiti nel XV secolo agli angoli di Torino. È ben visibile anche la doira (derivazione a mo’ di canale) che attraversa l’attuale ![]() Sull’angolo
sud-occidentale della città si impone la
poderosa mole della cittadella voluta da
Emanuele Filiberto, nucleo della futura città
fortificata e, per Torino, unica opera
architettonica di rilievo del Cinquecento.
Dal contesto
urbano emergono nettamente il
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Delle quattro
porte della città, la
![]() ![]() ![]() ![]() Nell’angolo in
basso a destra si riconosce l’area della
![]() Nella parte
alta della mappa, un lungo acquedotto dotato
di arcate giunge dalla campagna e arriva a
toccare le mura occidentali (anche se non è
chiaro come vi si connetta): è un’opera
voluta dallo stesso Emanuele Filiberto per
dotare d’acqua corrente il suo palazzo, dotato
di zampillanti fontane.
Alla scena
fanno da quinta le Alpi, sommariamente
tratteggiate ma tra le quali ben si distingue il
piramidale
![]() ![]() Le esigenze di spazio hanno costretto il Carracha a forzare la prospettiva “schiacciando” il Po verso la città; del ponte quattrocentesco, che compare sul margine inferiore della mappa, si riconosce solo la costruzione che si trovava nel suo mezzo. Non compare, invece, la Dora; si nota solo, presso l’angolo nord-est della città, una sua derivazione (meglio evidenziata, come posizione, in carte più recenti). |
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Il
testo di questa pagina è desunto dalla Guida Archeologica di Torino, edizione del 2010, a cura del Gruppo Archeologico Torinese. |